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mercoledì 20 novembre 2024

Sfogliatelle ricce napoletane: la ricetta del grande classico da fare a casa

novembre 20, 2024 0
Sfogliatelle ricce napoletane: la ricetta del grande classico da fare a casa

 

Le sfogliatelle ricce sono, insieme alla sua versione liscia, il dolce più tipico della pasticciera napoletana. Se le sfogliatelle frolle hanno una preparazione più semplice, secondo cui il tradizionale ripieno di semolino e ricotta è racchiuso in un guscio di pasta friabile, quelle ricce si caratterizzano per il procedimento più lungo e laborioso: la sfoglia, sottile e dalla consistenza tenace, viene cosparsa con lo strutto e poi avvolta su stessa, fino a formare un rotolo molto stretto da tagliare a rondelle. Le fette ottenute, i cosiddetti tappi, vengono lavorate con i polpastrelli unti di strutto e confezionate a forma di cono, da farcire con il classico ripieno. Le sfogliatelle così formate si cuociono in forno ad alta temperatura, così da divenire dorate e croccanti. Fragranti e golose, sono perfette per qualunque occasione: dalla colazione al dessert con cui concludere il pranzo della domenica. Se il vostro sogno è sempre stato quello di prepararle con le vostre mani, seguite la nostra ricetta e non ve ne pentirete.  

Come preparare le sfogliatelle ricce Per l'impasto: riunite in una ciotola le farine, il miele e il sale, quindi lavorate velocemente con le mani 1. Il composto apparirà asciutto e polveroso: copritelo e fatelo riposare per 30 minuti, senza aggiungere liquidi.Impastate nuovamente cercando di compattare il più possibile e raccogliendo tutti i grumi; formate un panetto e appiattitelo con forza aiutandovi con un matterello Aiutandovi con una macchinetta per la pasta, stendete la sfoglia alla massima larghezza dei rulli; prendete la striscia di pasta ottenuta, piegatela a metà 3 e copritela con un telo. Fatela riposare per una decina di minuti.

Pastiera napoletana: la ricetta originale con trucchi e consigli per farla in casa

novembre 20, 2024 0
Pastiera napoletana: la ricetta originale con trucchi e consigli per farla in casa

 

La pastiera napoletana è un dolce tipico della tradizione partenopea e campana in generale che si prepara solitamente in occasione della Pasqua. Costituita da un croccante guscio di pasta frolla che racchiude un ripieno cremoso e profumato a base di ricotta, grano cotto, uova, zucchero, latte, aroma di fiori d'arancio e canditi, la pastiera viene guarnita in superficie con strisce di pasta frolla, che secondo la consuetudine devono essere rigorosamente sette, e poi cotta in forno nel tradizionale stampo in alluminio svasato fino a leggera doratura, per un risultato finale davvero irresistibile.Dalla storia antica che alcuni fanno risalire fino all'era pagana e al mito della Sirena Partenope, la pastiera napoletana è un dolce di cui si tramandano di generazione in generazione trucchi e segreti per farla a regola d'arte, un vero e proprio rito che si ripete ogni anno e di cui ogni famiglia ha una propria ricetta che custodisce gelosamente ritenendola la migliore. Una delle questioni forse più dibattute è il tipo di ricotta da utilizzare: secondo alcuni è indispensabile la ricotta di pecora, per altri, invece, quest'ultima può essere sostituita da quella vaccina. In definitiva, la scelta dipende dai propri gusti, considerando che la ricotta vaccina ha un sapore più delicato e dolce di quella di pecora. Le differenze, comunque, non finiscono qui: c'è chi prepara la pasta frolla con lo strutto alla maniera antica, chi decide di frullare parte del ripieno perché lo preferisce più liscio, chi aggiunge cannella in polvere per dargli un colore più intenso e dorato e chi invece unisce qualche cucchiaio di crema pasticciera per renderlo ancora più cremoso. E potremmo continuare all'infinito, tante sono le sue varianti. Come e più di altre preparazioni tradizionali, la ricetta della pastiera conosce infatti numerose variazioni sul tema, non solo dolci: nella pastiera salata alla crema di grano e ricotta vengono aggiunti salumi e formaggi.

Noi ti presentiamo la ricetta originale della pastiera napoletana, che ti permetterà di ottenere una frolla elastica, facile da stendere e che non si rompe in cottura, e un ripieno profumato e cremoso al punto giusto che conquisterà tutti fin dal primo assaggio. Il procedimento ricco di consigli e accorgimenti utili ti garantirà una pastiera perfetta che risulterà ancor più buona di quelle acquistate in pasticceria anche se è la prima volta che ti cimenti con questo dolce tradizionale.

Perfetta per concludere al meglio il pranzo di Pasqua insieme a un buon bicchiere di vino, la pastiera è uno di quei dolci perfetti da preparare in anticipo, perché dopo qualche giorno di riposo i sapori si fondono perfettamente tra loro e la consistenza diventa più umida e cremosa, rendendola, se possibile, ancora più buona. Da tradizione, infatti, viene preparata il Giovedì Santo, ovvero l'ultimo giovedì prima della Pasqua. È a partire da quest'usanza che alcuni hanno cercato di spiegare perché la pastiera si chiama così: secondo questa ipotesi, infatti, il nome deriverebbe dall'unione di pastam, "impasto" in latino, e un suffisso francese che significa "di ieri". Più probabilmente, invece, il nome è semplicemente la forma volgare del termine pastam.

A prescindere dalla sue origini, la pastiera è oggi uno dei dolci napoletani più conosciuti e amati, una delizia che non può mancare insieme ad altri golosi dolci tipici e ad altre specialità rustiche come casatiello, tortano e pizza chiena, sulle tavole di Pasqua a Napoli e non solo. Se ami questa ricetta, prova anche la variante al cioccolato, a base di riso, alle mandorle, quella senza glutine o la versione del maestro pasticciere Marigliano.

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Delizie al limone: la ricetta originale dei profumati dolcetti di Sorrento

novembre 20, 2024 0
Delizie al limone: la ricetta originale dei profumati dolcetti di Sorrento

 

Le delizie al limone sono dei dolci al cucchiaio monoporzione originari di Sorrento ma diffusi ormai da Napoli alla costiera amalfitana, tanto da essere considerati un classico della pasticceria campana. Furono realizzate per la prima volta nel 1978 dal pasticciere Carmine Marzuillo e inizialmente venivano preparate come torta unica; solo in seguito si sono trasformate nelle deliziose monoporzioni che oggi conosciamo, delle cupole di soffice e leggero pan di Spagna arricchite da un profumato ripieno di crema pasticciera e crema al limone. Una volta farcite vengono immerse in una bagna di acqua, zucchero e limoncello, per essere poi ricoperte da una glassa al limone candida e profumata e decorate con piccoli ciuffetti di panna montata.Come accade spesso per i dolci tipici, compresi alcuni classici della tradizione napoletana come pastiera, zeppole e torta caprese, con il tempo sono state elaborate alcune varianti della delizia al limone, ma noi ti presentiamo quella che è considerata la ricetta originale sorrentina.

Per la buona riuscita dei dolci è indispensabile scegliere limoni di ottima qualità, preferibilmente di Sorrento o Amalfi, che siano succosi e soprattutto abbiano la buccia edibile, che non ha cioè subito trattamenti chimici dopo la raccolta. Altrettanto importante è la cottura delle cupolette, che dev'essere breve così che risultino soffici e non secche, e il passaggio della glassatura, per cui si deve utilizzare una glassa semi fluida capace di colare sui dolcetti ricoprendoli completamente. Al momento di comporre le delizie, poi, dovrai assicurarti che i diversi elementi – semisfere di pan di Spagna, crema di farcitura, bagna e glassa – siano ben freddi.

La preparazione non è particolarmente difficile ma in compenso un po' laboriosa, dato che prevede diversi passaggi. Il primo assaggio, tuttavia, ripaga della fatica perché la consistenza morbida del pan di Spagna si abbina perfettamente al sapore delicato delle creme, dando vita ad un dolce fresco e profumato che si scioglie in bocca.

Scopri come preparare le delizie al limone seguendo passo passo consigli e procedimento: perfette da servire come dessert di fine pasto per chiudere in bellezza un pranzo o una cena in compagnia o da gustare durante una pausa dolce pomeridiana, si possono anche preparare in anticipo e conservare in frigo.Se questa ricetta ti è piaciuta prova anche le delizie al caffè e quelle alle fragole, due golose rivisitazioni della ricetta originale, oppure prepara uno dei tanti dolci al limone freschi e profumati.

Torta caprese: la ricetta del classico dolce campano

novembre 20, 2024 0
Torta caprese: la ricetta del classico dolce campano

 

La torta caprese, così come lascia intendere il nome, è un dolce tipico dell'isola di Capri a base di cioccolato fondente e mandorle. Si tratta di uno dei capisaldi della pasticceria partenopea, conosciuto e molto amato in tutta la penisola per la sua irresistibile golosità. Ciò che la rende unica e immediatamente riconoscibile è l'intenso sapore di mandorle, unito a una consistenza interna umida e scioglievole.Dalle origini molto antiche, la torta caprese fu inventata dal pasticciere caprese Carmine Di Fiore, intorno al 1920, che, al momento della preparazione, dimenticò di aggiungere la farina nell'impasto. Da un provvidenziale errore nacque un'autentica prelibatezza: croccante all'esterno e soffice al cuore, conquistò praticamente tutti. Oggi, come ieri, questa delizia è perfetta da servire a fine pasto in occasione di un invito speciale, una cena di festa o a merenda, insieme a una tazza di tè caldo.

Per questa ricetta puoi utilizzare sia la farina di mandorle già pronta sia le mandorle intere da frullare. Ricorda, però, di tritarle a impulsi, con diverse pause, evitando di surriscaldare le lame del mixer. Per una perfetta riuscita, non prolungare eccessivamente il tempo di cottura del dolce: il rischio è che si secchi l'interno. Una volta sfornata, lasciala assestare e raffreddare prima di sformarla, in modo da non comprometterne la struttura.

La tradizione vuole che la caprese venga preparata all'interno di uno stampo di alluminio basso, con i bordi svasati, lo stesso che si usa per la pastiera. In sua assenza, puoi comunque utilizzare un classico stampo a cerniera. Puoi sostituire il cioccolato fondente con quello bianco e la scorza di arancia con quella di limone, per una variante ancora più fresca e profumata, ottima per la stagione estiva. Se preferisci una ricetta senza cioccolato bianco, prova invece questa delicata e soffice caprese al limone. Al posto delle mandorle, puoi utilizzare le nocciole, per preparare la caprese alle nocciole, una gustosa variante autunnale. Inoltre, non perderti la ricetta della caprese all'arancia, soffice e profumata.

Se ti piacciono i dolci della tradizione campana prova anche le delizie al limone, la pastiera napoletana e il babà.

Parmigiana di melanzane: la ricetta tradizionale

novembre 20, 2024 0
Parmigiana di melanzane: la ricetta tradizionale

 

La parmigiana di melanzane, conosciuta anche come melanzane alla parmigiana o semplicemente parmigiana, è un piatto unico dai sapori mediterranei tipico della tradizione gastronomica italiana, amatissimo da nord a sud, lungo tutto lo Stivale.

La ricetta tradizionale che ti proponiamo prevede che le melanzane vengano fritte in olio bollente, disposte in una pirofila a strati, condite alternando la salsa di pomodoro, la mozzarella a pezzetti, il parmigiano grattugiato, il basilico fresco e, successivamente, gratinate in forno.Ottima da servire anche come ricco secondo piatto vegetariano, la paternità della parmigiana è rivendicata da tante regioni diverse: Campania e Sicilia in primis (non c'è nessun legame, invece, con la città di Parma e, di conseguenza, con l'Emilia Romagna e il parmigiano reggiano). Meno incerta è, invece, l’origine del nome che, a quanto pare, deriverebbe dal siciliano parmiciana: vocabolo dialettale utilizzato per indicare la pila di doghe in legno delle persiane simile, nell'aspetto, agli ortaggi disposti in teglia.

Come tutte le preparazioni tipiche, anche questa non è esente da "piccole grandi" variazioni sul tema: chi è attento alla linea, ad esempio, potrà grigliare le melanzane per qualche minuto su una piastra rovente. L'importante, per una riuscita ottimale, sarà scegliere delle melanzane turgide e sode al tatto, preferibilmente lunghe napoletane.

Se questa ricetta ti piace prova anche la parmigiana di zucchine, la parmigiana di patate, la parmigiana di peperoni e la parmigiana di alici.

Se, invece, cerchi altre idee per cucinare le melanzane, cimentati con le melanzane alla pizzaiola e le melanzane indorate e fritte.

Come preparare la parmigiana di melanzane classicaPer preparare la parmigiana di melanzane inizia lavando le melanzane, spuntandole e tagliandole nel senso della lunghezza a fette di circa 4-5 mm di spessore 

Spaghetti alla Nerano

novembre 20, 2024 0
Spaghetti alla Nerano

 

Gli spaghetti alla Nerano sono un primo piatto tipico della cucina campana inventato negli anni Cinquanta nella baia di Nerano, una piccola frazione del Comune di Massa Lubrense, situato nella Penisola sorrentina. Si prepara con spaghetti, zucchine fritte, Provolone del Monaco – formaggio stagionato a pasta filata leggermente piccante tipico dei monti Lattari – che gli conferisce la caratteristica cremosità, e basilico fresco. Ed è proprio la presenza del Provolone del Monaco a rendere un semplice pasta e zucchine un piatto cremosissimo e avvolgente: sciogliendosi con il calore della pasta, infatti, crea la cremina che caratterizza questa ricetta.Dalla storia piuttosto incerta e avvolta nel mistero, sembra che la ricetta sia stata realizzata per la prima volta dalla proprietaria di un ristorante di Nerano, dove erano soliti fermarsi i pescatori.

Ecco come prepararli passo passo con il nostro Elpidio che ti spiegherà i trucchi per realizzare una pasta alla Nerano cremosa e irresistibile.

Prova anche altre ricette della cucina campana, come la pasta allo scarpariello e la puttanesca.

Se ti piacciono le ricette con le zucchine prova anche:

Pasta alla genovese: la ricetta originale napoletana

novembre 20, 2024 0
Pasta alla genovese: la ricetta originale napoletana

 

La pasta alla genovese è un primo piatto tipico della tradizione napoletana. Il sugo alla genovese è un sostanzioso ragù bianco, preparato con tantissime cipolle: la cottura dolce e prolungata consentirà a queste di sfaldarsi, ottenendo così una purea cremosa, saporita e dolce al tempo stesso, perfetta per accogliere il vostro formato di pasta preferito. La sua preparazione è piuttosto semplice, ma richiede pazienza e il giusto tempo affinché il condimento cuocia alla perfezione.Nella nostra ricetta abbiamo usato il girello, anche detto lacerto, un taglio di carne pregiato, tenerissimo e adatto alle cotture lente: questo viene tagliato a tocchi e rosolato in pentola con un fondo di odori, poi si aggiungono le cipolle a fettine, si bagna il tutto con vino bianco e si fa cuocere a fiamma dolcissima per almeno un paio di ore. Il risultato finale, dal sapore unico e irresistibile, vi ripagherà degli sforzi compiuti.

Come tutte le ricette tradizionali ne esistono numerose versioni: c'è chi arricchisce il condimento con la carne, tritata al coltello, e chi preferisce servirla come secondo piatto; chi aggiunge del formaggio grattugiato e una macinata di pepe, chi preferisce gustarla senza. Qualunque sia la vostra scelta, vi assicuriamo che il successo è più che assicurato. Consuetudine vuole che gli ziti siano il formato di pasta per eccellenza della genovese, qui sostituito dalle caserecce che, grazie alla forma peculiare e attorcigliata, assorbiranno perfettamente il fondo di cottura.

Nonostante il nome possa trarre in inganno, la genovese è un piatto indiscutibilmente campano, che nulla ha a che vedere con la Liguria. Sull'origine del nome, esistono varie teorie: alcuni ritengono sia dovuto alla presenza dei cuochi genovesi a Napoli, nel Seicento, che usavano cucinare la carne in questo modo. Questo sugo viene menzionato come raguetto nel celebre ricettario di Ippolito Cavalcanti (La cucina teorica e pratica, 1839), anche se in una versione meno elaborata. La ricetta, come la conosciamo oggi, risale molto probabilmente alla seconda metà dell'800, ed è la variante povera del classico ragù.

Scoprite come preparare la pasta alla genovese seguendo passo passo procedimento e consigli.

Come preparare la pasta alla genovese


Sua maestà la cotoletta: 7 preparazioni tipiche della cucina italiana da scoprire Panate, fritte, al forno, grigliate, con o senza farina, ripiene: si fa presto a dire cotoletta. Esistono diverse varianti di questo secondo piatto, tra i più apprezzati e caratteristici della cucina italiana. Ogni regione ha la sua ricetta, il suo taglio di carne e il suo metodo di cottura. Ma quali sono le sue origini? Ve lo raccontiamo in questo articolo, insieme alle ricette tipiche della cucina regionale.

novembre 20, 2024 0
Sua maestà la cotoletta: 7 preparazioni tipiche della cucina italiana da scoprire Panate, fritte, al forno, grigliate, con o senza farina, ripiene: si fa presto a dire cotoletta. Esistono diverse varianti di questo secondo piatto, tra i più apprezzati e caratteristici della cucina italiana. Ogni regione ha la sua ricetta, il suo taglio di carne e il suo metodo di cottura. Ma quali sono le sue origini? Ve lo raccontiamo in questo articolo, insieme alle ricette tipiche della cucina regionale.

 

Cotolette, una vera passione italiana e non solo. Che siano impanate con l'uovo o con l'olio, che abbiano una doppia copertura o un ripieno filante, le cotolette sono un vero e proprio must della cucina di casa. Ma le sue origini sono decisamente incerte: è nata prima la wiener schintzel o la cotoletta alla milanese? La questione, dopo tanti anni, è ancora controversa e di certo non aiutano a chiarirla, i rapporti leggermente tesi che le due nazioni avevano in passato. Non si hanno fonti certe, infatti, circa la nascita di questa specialità che, in modi diversi, viene cucinata in tutta Europa, da Nord a Sud.

Storia incerta della cotoletta Se la panatura e la frittura degli alimenti era presente nei testi di cucina austriaca sin dal 1719, esistono diverse teorie a favore della cucina italiana. La prima, attribuita a Pietro Verri, grande filosofo e letterato illuminista del XVIII secolo. Nella Storia di Milano, il Verri riporta il servizio di un pranzo avvenuto nel 1183 nel quale, alla terza portata, ai monaci di Sant’Ambrogio, fu servita una fetta di carne rosolata col pane, che aveva un colore simile alla polvere d’oro: il lombos cum panitio. Il primo riferimento alla cutelèta, inoltre, si trova nel dizionario milanese-italiano di Francesco Cherubini, del 1814, che anticipa la prima apparizione della Wiener Schnitzel in un libro di ricette praghesi del 1831.

Esiste anche una teoria che rompe l’antica rivalità tra le due nazioni, facendo riferimento all’importazione dalla Francia della côtolette, una costoletta la cui carne veniva marinata prima di essere impanata, riprodotta nei ricettari francesi del 1735 e 1749. In tal caso, la ricetta sarebbe stata introdotta nella cucina milanese dagli invasori napoleonici, mentre a Vienna sarebbe arrivata grazie a Maria Luigia, duchessa austriaca di Parma e moglie di Napoleone.Se sulle origini, però, restano ancora dei dubbi, ciò che è certo è che la cotoletta è uno dei piatti più amati della cucina italiana, apprezzato in tutto il mondo. In Italia ne esistono diverse varianti, legate alle ricette di tradizione della cucina regionale. Scopriamole insieme.

1. Cotoletta alla milanese 

Partiamo dalla cotoletta per eccellenza, quella che ha ispirato tutte le altre, amata e interpretata dai più grandi chef della cucina italiana, tra cui il maestro Gualtiero Marchesi. Ma si dice cotoletta o costoletta, alla milanese? La risposta è semplice. La costoletta è il taglio di carne che si ottiene dalla lombata di vitello, richiesto per questa ricetta tipica della cucina meneghina, mentre cutelèta è il nome dialettale del piatto. Sarebbe più corretto chiamarla costoletta, ma ormai sono giuste entrambe le denominazioni.Sciolto l'antico dubbio linguistico, passiamo alla preparazione. Per essere perfetta, deve essere alta, di vitello e con l’osso, impanata nel pangrattato e cotta per circa 8 minuti nel burro chiarificato. Una volta cotta deve risultare bianco-rosa all’interno, dorata e croccante all’esterno, mentre la panatura non deve staccarsi dalla carne. Per forma e dimensioni viene anche detta oreggia d'elefant (orecchio d'elefante).

   


Piatti tipici romani, 28 specialità della cucina romana e le ricette della tradizione Carbonara, cacio e pepe, trippa, carciofi alla giudia e maritozzi sono solo alcuni dei piatti tipici romani da non perdere. Ecco la lista completa delle specialità della cucina romana.

novembre 20, 2024 0
Piatti tipici romani, 28 specialità della cucina romana e le ricette della tradizione Carbonara, cacio e pepe, trippa, carciofi alla giudia e maritozzi sono solo alcuni dei piatti tipici romani da non perdere. Ecco la lista completa delle specialità della cucina romana.

 

Tra le cucine più antiche della nostra penisola c'è indubbiamente la cucina romana, ricca di ricette della tradizione che valorizzano gli ingredienti del territorio e di piatti iconici conosciuti e amati in tutto il mondo. Una cucina di origine povera, contadina, che ha alla base alimenti dai sapori forti, che abbondano di grassi e proteine e sono dunque molto sostanziosi. Su tutti vale la pena citare la pasta, che viene condita con sughi corposi e saporiti, e la carne, di cui non di rado si utilizzano anche le interiora.Si tratta per lo più di ricette semplici negli ingredienti ma che richiedono maestria e attenzione nella preparazione per un risultato a regola d'arte. Basti pensare ai primi piatti della tradizione romana come carbonara o cacio e pepe, in cui è fondamentale ottenere un condimento cremoso che avvolga gli spaghetti, ma anche ai carciofi alla giudia, che a ben vedere sono molto di più di semplici carciofi fritti.

Per guidarti nelle meraviglie che Roma può offrire dal punto di vista gastronomico abbiamo preparato una lista dei piatti tipici romani da assaggiare almeno una volta: primi, secondi, dolci ma anche street food da non perdere.

Primi piatti tipici romani

Non solo la cosiddetta "santissima trinità" (cacio e pepe, carbonara, gricia): tra i piatti tipici romani troviamo anche le penne all'arrabbiata con il loro inconfondibile gusto piccante e gli gnocchi di semolino, chiamati appunto alla romana.

Pollo alla diavola: la ricetta del secondo tipico della tradizione italiana

novembre 20, 2024 0
Pollo alla diavola: la ricetta del secondo tipico della tradizione italiana

 

Il pollo alla diavola è un secondo semplice e gustoso, tipico della tradizione italiana. Di origine romana, è un piatto molto amato anche in altre regioni d'Italia che, a loro volta, hanno dato vita a numerose varianti altrettanto deliziose. Il pollo, una volta pulito ed eviscerato, viene massaggiato con un'emulsione a base di olio extravergine di oliva, paprica e peperoncino, quindi cotto su una piastra calda a fiamma medio alta con un peso adagiato sopra, in modo tale che resti ben schiacciato.Il risultato è una pietanza tenera, succulenta e dal sapore irresistibilmente piccante (per questo "alla diavola"). Per rendere il pollo ancora più morbido e succoso, lo abbiamo condito con l'emulsione e poi lasciato marinare per almeno una mezz'oretta in frigo, avvolto con pellicola trasparente. Oltre a paprica e peperoncino, lo abbiamo insaporito con un mix di aromi per arrosto, ma a piacere puoi aggiungere delle erbette fresche, come rosmarino, salvia, alloro, o altre spezie di tuo gusto.

Prima di cominciare la preparazione vera e propria, bisogna pulire il pollo, a meno che non venga acquistato già spennato, decapitato ed eviscerato. In caso contrario, taglia le zampe e il collo del pollo, elimina tutte le piume e le viscere, quindi lavalo accuratamente sotto acqua corrente fredda e poi asciugalo con un panno pulito. In genere, si utilizza un pollo ruspante intero, ma è possibile usare anche solo cosce, petto e alette a seconda dei gusti e delle esigenze personali: sarà meno scenografico, ma ugualmente saporito.

Una volta cotto a puntino e ben rosolato, il pollo alla diavola può essere accompagnato a una fresca insalatina mista, a un contorno di verdure cotte o ancora con delle croccanti patate al forno.

Scopri come realizzare il pollo alla diavola seguendo passo passo procedimento e consigli. Se ti è piaciuta questa ricetta, non perderti il pollo al sale e il classico pollo arrosto.

Come preparare il pollo alla diavola

Formaggi italiani con latte straniero: Report pubblica la lista secretata dal Ministero Formaggi italiani fatti con latte estero: è la lista "segreta" che la trasmissione di inchiesta giornalistica Report ha divulgato nell'ultima puntata andata in onda il 25 novembre 2019. Sono diversi i grandi marchi italiani coinvolti: da Prealpi a Granarolo, da Parmalat a Cuomo, passando per Francia e perfino il consorzio del Grana Padano.Ecco quali sono i formaggi e i produttori italiani presenti in lista.

novembre 20, 2024 0
Formaggi italiani con latte straniero: Report pubblica la lista secretata dal Ministero Formaggi italiani fatti con latte estero: è la lista "segreta" che la trasmissione di inchiesta giornalistica Report ha divulgato nell'ultima puntata andata in onda il 25 novembre 2019. Sono diversi i grandi marchi italiani coinvolti: da Prealpi a Granarolo, da Parmalat a Cuomo, passando per Francia e perfino il consorzio del Grana Padano.Ecco quali sono i formaggi e i produttori italiani presenti in lista.

 

Formaggi italiani fatti con latte straniero e diciture di origine fasulle. “Latte versato” è l’inchiesta di Report messa in onda dopo una lunghissima battaglia legale durata due anni per accedere agli atti del ministero riguardanti la materia prima per i formaggi italiani. Gli atti concessi dal Ministero si riferiscono solo ai mesi di marzo, aprile, maggio e giugno del 2017 e sono stati passati anche a Coldiretti, i dati sono però allarmanti: tanti i grandi marchi coinvolti in questa storia. La collega Rosamaria Aquino ha sentito Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, che afferma di volere solamente trasparenza: “Puoi utilizzare il latte proveniente alla Romania ma devi scrivere che è latte rumeno, è questo quello che chiediamo”.

La lista: multinazionali, discount e caseifici Mozzarelle, formaggi similari, formaggi Dop: un lungo elenco sui formaggi italiani esposti al mercato con diciture di origine fasulle. Migliaia le aziende coinvolte, con la trasmissione di Rai 3 che ha sintetizzato con i nomi più altisonanti:


Prealpi acquista tonnellate di formaggi e cagliate dalla Germania, le mozzarella dalla Danimarca e i formaggi a pasta dura dalla Finlandia. A Report dice di mettere l’origine in etichetta Granarolo acquista il latte da Francia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria Galbani acquista cagliate dalla Lituania, mozzarelle dalla Francia e creme di latte dalla Spagna. L’azienda milanese si difende dicendo che solo l’1% della produzione viene dalle cagliate ed è utilizzato per formaggini e mozzarelle che riportano l’origine in etichetta e sono per la ristorazione. Polenghi, Giglio e Torreinpietra, tutte e tre sotto il gruppo Newlat, prelevano il latte crudo dall’Ungheria. Parmalat compra il latte da Croazia, Slovacchia, Slovenia, Belgio ed Ungheria mentre il 30% dei grattugiati di tutta la produzione è polacco ma lo indica in etichetta. I produttori di mozzarella Cuomo e Francia le comprano dalla Germania. I secondi affermano che le mozzarelle tedesche sono destinate alla ristorazione I caseifici del Grana Padano oltre alla produzione DOP fanno grattugiati misti e sono acquistati da Ungheria, Germania e Polonia. Quelli del Parmigiano vengono da Lituania e Lettonia

Il sospetto di Report è che per decenni si sia voluto coprire il segreto sul latte italiano, con tonnellate di latte straniero importato, per poi coprirne la provenienza mentendo sulla produzione del latte nazionale, arrivando alla falsificazione dei dati. Tutto ciò ha portato al fallimento di migliaia di allevatori che non si sono piegati a questa pratica e ad una multa di quattro miliardi e mezzo di euro nei confronti del Bel Paese.

Pasta alla pizzaiola

novembre 20, 2024 0
Pasta alla pizzaiola

 

La pasta alla pizzaiola è una preparazione semplice e saporita, ideale per qualsiasi pranzo di famiglia. Si tratta di un primo piatto al forno così chiamato perché la pasta, una volta lessata, viene condita come se fosse una base per pizza e portata in tavola in un apposito stampo tondo, per un risultato finale scenografico e goloso, che conquisterà grandi e piccini.Prepararla è facile e non richiederà più di mezz'ora: basterà, infatti, preparare un sughetto con olio, aglio, passata di pomodoro e basilico, lessare la pasta e versarla direttamente nel condimento, unendo anche i capperi e l'origano. Si trasferiscono poi gli ingredienti in una pirofila, si distribuiscono la mozzarella tagliata a dadini e il parmigiano grattugiato, quindi si cuoce il tutto in forno a 200 °C per una decina di minuti.

Otterrai così una pietanza filante e goduriosa, dalla deliziosa crosticina dorata, ottima da proporre anche per una serata informale con gli amici o una cena dell'ultimo momento. Noi abbiamo scelto i fusilli che, con la loro forma arrotolata, sono in grado di raccogliere il sugo alla perfezione, ma puoi optare per le penne, le mezze maniche, i maccheroni e qualsiasi altro formato corto di tuo gradimento. La cosa fondamentale è scolare la pasta molto al dente: in questo modo eviterai di scuocerla e scongiurerai lo spiacevole effetto "colloso".

Per una gratinatura perfetta, non dimenticare di cospargere l'ultimo strato con abbondante formaggio grattugiato: puoi miscelare insieme parmigiano e pecorino, per un gusto più vivace, oppure, per una resa ancora più fragrante, aggiungere una manciata di pangrattato.

Scopri come preparare la pasta alla pizzaiola seguendo passo passo procedimento e consigli. Se ti è piaciuta questa ricetta, prova anche la pasta alla sorrentina, la pasta al forno e la pasta ‘ncasciata.

Sua maestà la cotoletta: 7 preparazioni tipiche della cucina italiana da scoprire Panate, fritte, al forno, grigliate, con o senza farina, ripiene: si fa presto a dire cotoletta. Esistono diverse varianti di questo secondo piatto, tra i più apprezzati e caratteristici della cucina italiana. Ogni regione ha la sua ricetta, il suo taglio di carne e il suo metodo di cottura. Ma quali sono le sue origini? Ve lo raccontiamo in questo articolo, insieme alle ricette tipiche della cucina regionale.

novembre 20, 2024 0
Sua maestà la cotoletta: 7 preparazioni tipiche della cucina italiana da scoprire Panate, fritte, al forno, grigliate, con o senza farina, ripiene: si fa presto a dire cotoletta. Esistono diverse varianti di questo secondo piatto, tra i più apprezzati e caratteristici della cucina italiana. Ogni regione ha la sua ricetta, il suo taglio di carne e il suo metodo di cottura. Ma quali sono le sue origini? Ve lo raccontiamo in questo articolo, insieme alle ricette tipiche della cucina regionale.

 

Cotolette, una vera passione italiana e non solo. Che siano impanate con l'uovo o con l'olio, che abbiano una doppia copertura o un ripieno filante, le cotolette sono un vero e proprio must della cucina di casa. Ma le sue origini sono decisamente incerte: è nata prima la wiener schintzel o la cotoletta alla milanese? La questione, dopo tanti anni, è ancora controversa e di certo non aiutano a chiarirla, i rapporti leggermente tesi che le due nazioni avevano in passato. Non si hanno fonti certe, infatti, circa la nascita di questa specialità che, in modi diversi, viene cucinata in tutta Europa, da Nord a Sud.

Storia incerta della cotoletta Se la panatura e la frittura degli alimenti era presente nei testi di cucina austriaca sin dal 1719, esistono diverse teorie a favore della cucina italiana. La prima, attribuita a Pietro Verri, grande filosofo e letterato illuminista del XVIII secolo. Nella Storia di Milano, il Verri riporta il servizio di un pranzo avvenuto nel 1183 nel quale, alla terza portata, ai monaci di Sant’Ambrogio, fu servita una fetta di carne rosolata col pane, che aveva un colore simile alla polvere d’oro: il lombos cum panitio. Il primo riferimento alla cutelèta, inoltre, si trova nel dizionario milanese-italiano di Francesco Cherubini, del 1814, che anticipa la prima apparizione della Wiener Schnitzel in un libro di ricette praghesi del 1831.

Esiste anche una teoria che rompe l’antica rivalità tra le due nazioni, facendo riferimento all’importazione dalla Francia della côtolette, una costoletta la cui carne veniva marinata prima di essere impanata, riprodotta nei ricettari francesi del 1735 e 1749. In tal caso, la ricetta sarebbe stata introdotta nella cucina milanese dagli invasori napoleonici, mentre a Vienna sarebbe arrivata grazie a Maria Luigia, duchessa austriaca di Parma e moglie di Napoleone.